Introduzione

Srila Prabhupada afferma che c’è abbondanza di istituzioni in questo mondo, ma non esiste università che insegni le scienze spirituali. Preoccupato per questa società carente di vera spiritualità, egli presenta in un linguaggio contemporaneo e accessibile la stessa conoscenza eterna che altri maestri e anime realizzate hanno trasmesso oralmente per millenni: una conoscenza universale che rivela i segreti del vero sé, della natura, dell’universo e dell’Anima Suprema presente all’interno e all’esterno di ogni essere.

Srila Prabhupada si esprime con sorprendente chiarezza; con la sua naturale e convincente eloquenza, e con la sua semplicità, sa dimostrare quanto la scienza della realizzazione spirituale risponda perfettamente ai bisogni della società moderna e a quelli di ogni individuo.

Coraggioso rappresentante di una tradizione antica di secoli, egli non diluisce il messaggio filosofico e teologico per compiacere gli interlocutori occidentali, ma lo modella secondo il tempo, il luogo, e le circostanze (pur mantenendolo intatto) per aiutare l’umanità a liberarsi dalle sue sofferenze, come hanno fatto per secoli profeti e autentici rappresentanti di Dio in tutte le tradizioni.

“La religione senza filosofia può sfociare nel sentimentalismo o nel fanatismo, mentre la filosofia senza religione può diventare arida speculazione mentale”, afferma Srila Prabhupada, fermo sostenitore della sintesi tra pensiero teologico e scientifico, tra intelletto e cuore, tra religione e filosofia.

Egli chiede che gli scienziati diventino ricercatori della verità e applichino l’osservazione scientifica al metodo spirituale includendo tra i campi di ricerca anche la coscienza e le doti extra-intellettuali, come l’intuizione e l’ispirazione.

Gli insegnamenti fondamentali della tradizione vaishnava, di cui Srila Prabhupada è il rappresentante, possono essere condensati in questi due versi tratti dallo Srimad-Bhagavatam, antichissimo testo sanscrito sull’arte del bhakti-yoga (lo yoga della devozione e dell’amore):

“Il nostro desiderio non deve essere quello di vivere per soddisfare i sensi, ma quello di condurre una vita sana, sufficiente al proprio sostentamento, perché la forma umana deve guidarci nella ricerca della Verità Assoluta e questo dovrebbe essere lo scopo di ogni azione.” (S.B. 1.2.10)

“L’occupazione suprema è quella che conduce a servire con amore e devozione il Signore trascendentale. Questo servizio deve essere incondizionato e ininterrotto per potere soddisfare completamente il sé.” (S.B. 1.2.6)

Srila Prabhupada faceva un esempio: chi desidera prendere una medicina deve rispettare la posologia; non si tratta di seguire il capriccio o il consiglio di un amico, ma di attenersi alle indicazioni e alla ricetta del medico.

Analogamente, dobbiamo accettare le indicazioni date da Dio, il medico supremo, in testi autorevoli come lo Srimad-Bhagavatam e la Bhagavad-Gita, se veramente desideriamo guarire dalla sofferenza nata a contatto con la materia.

Gli insegnamenti di Srila Prabhupada hanno lo scopo di liberare l’umanità dall’ignoranza a cui l’ha costretta l’esistenza materiale, nella quale ogni giorno le persone si trovano alle prese con mille difficoltà.

La Bhagavad-gita, per esempio, inizia con la descrizione di un campo di battaglia su cui Arjuna sta per affrontare una guerra fratricida. Deve o non deve combattere? Chiuso nel suo profondo dilemma, cerca una soluzione rivolgendosi a Krishna, Dio, la Persona Suprema.

Come Arjuna, anche noi siamo immersi nell’ansia a causa dell’esistenza materiale, che consideriamo l’unica realtà.

Tuttavia non siamo fatti per soffrire, perché siamo eterni e la nostra vita in questo mondo temporaneo è solo passeggera.

Tutti soffrono, ma ben pochi indagano sulla vera ragione della sofferenza. Nessuno sarà veramente perfetto se non si chiede il perché della sofferenza, se non la rifiuta e non sceglie di porvi rimedio. Possiamo considerarci esseri umani solo quando questa domanda si affaccerà alla nostra mente.

(continua … questo capitolo del libricino prezioso e utile, come potrebbe, essendolo già stato per me… ma chissà!)

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